. anidride

stress pre-tesi +
stress da ultimo esare da dare +
stress da pre-saldi (maledetto lavoro part time) +
stress da ometto lontano per svariati giorni +
stress da parentado che non mi rivolge parola da mesi +
stress da mancato giorno di pausa da marzo a questa parte

=

bestemmie, brufoli, occhi rossi.

diocristo.

. occhi di diamante


..stasera, ore 21, parco certosa reale.
..finalmente.

. dentro la tua bocca

[...]

la nostra simbiosi a prova di morsi
sul piatto d'argento in mezzo alle bocche
denti che spingono, unghie che cercano
il nostro sodalizio in sacro silenzio
dentro la mia bocca, dentro il mio petto
stampato il tuo odore
riempie dentro, scivola in ogni fessura
dentro la mia bocca, dentro la mia testa
graffi ogni angolo, è il tuo territorio
superata l'ennesima lama
che ha affondato nello stomaco
hai leccato lo squarcio con nutrita pazienza
raccolto il sangue, mi hai donato il tuo
trapianto di fiducia
che mi hai appoggiato negli occhi

[...]

"love, love me again in the way you prefer
i'm still yours

i want to feel myself inside your mouth."

 

. polvere

ho la tremenda sensazione di non star combinando nulla nella mia vita..
e non parlo della mia vita nel suo complesso, ma parlo della quotidianità.
lavoro, studio.. quasi controvoglia, come se tutto fosse un obbligo.

vivere il giorno giusto per arrivare alla sera?

mah. mi sento un pò sola.
e apatica, sconclusionata, inerme.
sarà la primavera?

. quaderno della morte


Tic tac tic tac

Crono ci sfugge e ride di noi. Aspettiamo impotenti che le ore corrano via, che un cambiamento inciampi nella nostra strada, che l’entusiasmo ci stringa le dita.

Sto leggendo Death Note. Fumetto geniale, chiaramente made in Japan (come tutto quello che usiamo praticamente). In sintesi, racconta la storia di uno studente modello che, casualmente, si ritrova tra le mani un quaderno molto speciale. Questo quaderno, il Death Note per l’appunto, è stato “buttato” sulla Terra da un Dio della Morte di nome Ryuk. Il Death Note permette al ragazzo di far morire chiunque egli decida, e gli permette inoltre di decidere le condizioni in cui avverrà la morte (a patto che conosca il nome e il volto del condannato).

Dopo aver girato l’ultima pagina del primo volume, mi sono immediatamente chiesta quale sarebbe la mia reazione se ritrovassi tra le mani uno strumento di quella portata.


La prima vera domanda che mi sono posta è stata: chi farei morire?

Non mi sono chiesta se sarei sufficientemente coraggiosa per utilizzarlo, o se avrei consultato qualcuno prima di adoperarlo, o se la mia coscienza ne avrebbe risentito in alcun modo. Come dice il protagonista, in superficie ognuno di noi tende a costruire una maschera di scena che ci fa inorridire di fronte a prospettive macabre o teoricamente amorali. Ci mostriamo contriti e sconvolti di fronte a un omicidio avvenuto tra le mura domestiche, a un tsunami in qualche nazione in giro per il mondo, alla stagionale strage delle foche. Leggiamo il blog di Beppe Grillo, su FacciaLibro siamo vicini alle vittime del terremoto in Abruzzo, facciamo la raccolta differenziata per salvaguardare l’ambiente. La verità è che di

Tutto questo

Non ci importa.

Leggiamo i quotidiani e guardiamo i telegiornali che ci consegnano ogni giorno qualche succulenta notizia di cronaca nera, impacchettata e indorata. Cadavere di donna ritrovato a pezzi nella cassetta della posta. Ragazzino picchiato e seviziato dallo zio. Neonato privo di vita rinvenuto in un sacchetto di plastica in un parcheggio. Ah, chiaramente tutti i video su TuTubo.

Ci ingozziamo di questi orrori, adoriamo conoscerne i dettagli più sanguinolenti, facciamo vere e proprie scorpacciate. Poi facciamo un bel ruttino e andiamo a vedere la partita. Atalanta: ADOMA CASòT. E tanti saluti alla ragazzina rinchiusa in cantina e stuprata per vent’anni dal padre.

Dimentichiamo tutti questi fattacci nel giro di una manciata di secondi, ed il nostro sentito orrore lo mettiamo nella lavastoviglie insieme ai piatti. Siamo fagocitati da una società completamente priva di etica, e siamo regolati in modo tale da simulare sincero cordoglio con la data di scadenza. Non più di 12 secondi.

Ci proclamiamo contro la pena di morte e attacchiamo fazzoletti bianchi allo zaino del liceo.

Ma voi, se davvero poteste, se aveste in mano il quaderno della morte…

Lo lascereste inutilizzato?

 

Io non credo. Probabilmente non verrei travolta dall’ondata di megalomania che pervade il protagonista del fumetto, non mi priverei del sonno pur di diventare la Dea della Giustizia, ma qualcosa (o più) o lo farei.


In primis: abracadabra, AZZERARE I VERTICI.

Via il nano malefico (manco le maiuscole si merita) e tutto il suo corteo di pagliacci. Via i sindaci, via gli assessori, via i ministri, via i senatori, via i presidenti, via i dittatori. Si riparte da zero, con la classe dirigente tenuta a togliersi le fette di salame dagli occhi.


Due: adiòs PAPA NAZINGER.

E ovviamente tutti i suoi tirapiedi. “Cloro al clero” scrivevo sul diario del liceo, e già seminavo con cura il pensiero radicale che ora guardo con orgoglio. Via quell’impalcatura di sentenze che è la chiesa, via i loro giudizi e il loro odio verso il diverso, via la loro intolleranza e la loro incalcolabile influenza sulla società. Via la loro condotta anacronistica, via la loro opulenza, via tutti i loro sotterfugi via tutto il male che covano, e via quei luridi porci che si divertono con i chierichetti nelle sagrestie.


Tre: CORONA, VELINE, LECCISO & cazziemazzi? Sciò.

Guanti di gomma e spazzolone in mano, gratterei via tutta quella muffa che invade le cucine e i salotti degli italiani (e non solo). Via tutta quell’ignoranza spalmata negli occhi dei telespettatori sorridenti, via quei corpi di plastica oliati e gonfiati, via tutti questi eroi della nuova generazione. Via Amici, via X factor, via il Grande Fratello, via l’isola dei famosi, ma via anche Striscia la Notizia, via Sanremo, via Studio aperto, via tutti quei programmi scaduti e raggrumati come il latte cagliato. Via tutte ste tettone che urlano come aquile, via tutti questi opinionisti, capaci solo di imbottire la gente di pettegolezzi, cattiverie, e soprattutto IGNORANZA. Tanta bella ignoranza con cui farcire gli italiani a mò di oca natalizia. E loro ci mangiano con tutte queste oche. E pure in ristoranti di lusso, con le escort e il SUV.


QUATTRO: disinfestazione delle colonie di PARASSITI.

Perché per tanta, troppa gente, non c’è speranza di redimersi dall’ignoranza ingollata nel corso degli anni. O forse, poveretti anche loro, non hanno ricevuto la giusta quantità di neuroni alla mensa encefalica. Ma c’è troppa gente che al posto della materia grigia ha l’olio delle scatolette di tonno. La gente STA MALE. E FA DEL MALE.


Certo che di lavoro ce ne sarebbe da fare. E sicuramente mi lascerei prendere la mano: finirei per dar sfogo ai miei personalissimi fastidi: via tutti i palloni gonfiati che si comprano il suv e ti stanno a 2 centimetri in superstrada, via le vecchie che ti prosciugano i nervi se non concedi loro il posto sul pullman, via quei professori che ti fanno fare 4 ore di viaggio per poi non presentarsi in aula. E qui mi fermo altrimenti riempio altre cento pagine.

Vi starete chiedendo: e tu dove prenderesti il diritto di decidere cosa è bene e cosa è male per la società e il mondo intero? Ti sentiresti una divinità in possesso della conoscenza assoluta del bene e del male?

No, non mi sentirei tale. Ma se avessi un Death Note, lascerei sul comodino, almeno per un po’, la mia maschera di scena, e non fingerei di essere dispiaciuta per la morte di persone con cui non ho mai parlato e mai parlerò, a cui non son mai stata vicina, che non ho mai conosciuto e che non mi hanno mai dato nulla. Agirei spinta da sano e umanissimo egoismo.

Chissà se questo intervento verrà censurato, o se l’FBI mi metterà in uno di quei fascicoli di cui parlano sempre nei film. Sapete.. mi annoiavo. 

. far


away
away
away
away

via da tutto quello che mi inacidisce il sangue.

. ustione


Coincidenze che mi fanno bruciare la pelle
Istanti che mi fanno tremare i neuroni
Incontri brevi e zeppi di domande taciute
Interrogativi che si fanno strada nella pancia
Che sbucano come insetti nella polvere
Il fastidio che corre rapido nelle arterie
Filtra nella carne e affiora sul derma
Vertigini socchiuse, nausea accennata
Le ossa del petto si fanno più strette
Una gabbia di cartilagine e resina
Antichi dubbi che tornano a marciare
Eterne incomprensioni che rodono le pagine del nostro racconto
E lei, immancabile megera dalla lingua sottile
Al posto del sorriso vedo il marcio
E la tua finta premura alimenta il mio disprezzo

Fuori dalla mia vita, fuori dalla sua
FUORI DALLA NOSTRA

Forsi i patti non erano dettati con chiarezza
o forse erano solo nella mia testa

Ma questa questione non si è estinta
e la rabbia continua a consumare le pareti
Dentro la mia testa, dentro la mia testa
Lastroni di marmo e ghiaia fra i denti
A soffocare costruzioni di insulti e cattiverie
che vomiterei qui, ora, in faccia a te.