. regina dei ghiacci
Scucire i fili che tengono sigillata una vecchia ferita e tornare a farla sanguinare, per pulirla ancora una volta. Quante volte è necessario ripetere l’operazione per giudicare l’intervento riuscito? E quand’è che osservando la cicatrice si può stabilire di aver fatto un numero sufficientemente alto di tentativi?
Questa notte mi son sentita definire come “un muro liscio, piatto, impossibile da scalfire”.
Io son fatta di emozioni nella loro forma più grezza, più materica. Ho come alleate più fedeli le lacrime, ma mi chiamano carnefice.
Vale la pena di rimettere sul tavolo carte che avevo accantonato per rivedere il mio futuro? Vale la pena di dispensare condoni a chi si mostra pentito per conto di terzi? A chi non si “prende la briga” di continuare a tentare, ma che si abbandona a confidenze fuori luogo con persone che verranno di certo a riferirmi ogni parola?
Sono arrabbiata, ancora una volta, e la nicotina stasera non riesce a sedarmi, i pensieri macinano e corrodono.
Mi ritrovo a dover riprendere in mano una delle questioni pi spinose che mi sia capitato di affrontare negli ultimi anni; e questo per via di un incontro “fortuito” tra il mio presente e il mio passato (metaforicamente parlando), in uno dei tanti, inutili locali dell’anziana bergamasca.
L’ennesimo spettacolino messo in scena davanti alla persona più conveniente, oppure sincero pentimento nascosto alla diretta interessata per orgoglio marcio e sbandierato a terzi per un dolore troppo grande da nascondere?
Leggo le mie parole e le sento banali, ma non trovo frasi nuove per ripensare a una questione consumata per mesi. Sostanzialmente, io pensavo non ci fosse più niente da dire.
Ora mi viene chiesto (indirettamente, come sempre) di concedere una possibilità. Ma di rimando mi chiedo: cos’ho da guadagnarci IO? Mi posso permettere di essere egoista questa volta? Posso evitare di riaprire cassetti, posso aggirare conversazioni fastidiose, posso fare a meno di tornare a trascinre vecchi problemi già risolti per conto mio?
Perché riavviare un processo per una questione che non mi sta più a cuore?
Buona, son buona. Di certo non la Madre Teresa della Val Seriana, ma un pezzo di pane sì. Basta veramente poco per smuovermi, chi mi conosce lo sa bene. E non è questione di toccare i tasti giusti, è questione di metterci il cuore. Nel momento in cui la persona che ho davanti ci mette l’anima, mi sciolgo come neve al sole. Se però vedo indifferenza, se sento silenzio, la mia reazione non potrà che esser simile, non potrò far altro che declassare la questione. Tu non ci metti impegno, io mi rassegno.

0 commenti:
Posta un commento