. ustione


Coincidenze che mi fanno bruciare la pelle
Istanti che mi fanno tremare i neuroni
Incontri brevi e zeppi di domande taciute
Interrogativi che si fanno strada nella pancia
Che sbucano come insetti nella polvere
Il fastidio che corre rapido nelle arterie
Filtra nella carne e affiora sul derma
Vertigini socchiuse, nausea accennata
Le ossa del petto si fanno più strette
Una gabbia di cartilagine e resina
Antichi dubbi che tornano a marciare
Eterne incomprensioni che rodono le pagine del nostro racconto
E lei, immancabile megera dalla lingua sottile
Al posto del sorriso vedo il marcio
E la tua finta premura alimenta il mio disprezzo

Fuori dalla mia vita, fuori dalla sua
FUORI DALLA NOSTRA

Forsi i patti non erano dettati con chiarezza
o forse erano solo nella mia testa

Ma questa questione non si è estinta
e la rabbia continua a consumare le pareti
Dentro la mia testa, dentro la mia testa
Lastroni di marmo e ghiaia fra i denti
A soffocare costruzioni di insulti e cattiverie
che vomiterei qui, ora, in faccia a te.

. necrosi


E ci sono momenti in cui vorresti far crollare i muri della stanza a testate, in cui prenderesti la testa del primo stronzo che passa di lì e la scaraventeresti contro quel cestino della spazzatura, in cui prenderesti il cellulare e lo prenderesti a martellate fino a vedere ogni sua microscopica parte frantumata e allontanata.


Momenti in cui sei talmente stanca che prenderesti una vanga e ti sotterreresti da sola in qualche angolo di terriccio morbido e umido, per poter urlare con la terra in bocca e sfinire i polmoni, per poter dormire in un letargo senza sogni, per poterti svegliare con la voglia di guardare ancora una bocca parlare.


Attimi in cui nulla guadagna senso, in cui ti guardi attorno e ti senti così sola da voler morire, in cui ti senti occhi e gola bruciare dal nervoso, tanto è il fastidio che ti sale dalle viscere e che ti riempie ogni capillare. Rapido e letale, ti annebbia il pensiero e ti rende cinica, violenta, una bomba a mano, con i nervi visibili ad occhio nudo e un cipiglio perenne.